Quel che ho visto e udito

Note sul teatro di Fabrizio Crisafulli fra luce e parola

Benedetta Mazzelli

novembre 2020

premessa di Alberto Nannicini

scritti di Fabrizio Crisafulli e Renzo Guardenti

redazione a cura di Elisa Martini

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L X H: 14,5 x 20,5; CONFEZIONE rilegato in brossura, cucitura filo refe; COPERTINA carta patinata plastificata opaca con bandelle, CMYK; INTERNO carta usomano avorio, ill. CMYK; 2020, pp. 256

€ 18,00

ISBN: 978-88-7218-458-5

Partendo dall’esperienza laboratoriale del progetto «Luce e Parola», basato su una drammaturgia elaborata da testi della scrittrice Ingeborg Bachmann, il volume riflette sull’importanza dell’elemento Luce che, relazionandosi con Spazio, Movimento, Corpo, diviene generatore simbolico al servizio del processo conoscitivo che caratterizza la creazione teatrale di Fabrizio Crisafulli. Prendendo avvio dal Teatro dei Luoghi, dove il Luogo – non solo fisico ma anche ambito di relazioni – recupera, mediante la Luce, una propria memoria; lo studio si sofferma su esperienze come Città delle Ombre, Il Risveglio Ufficiale del Canarino, Campo d’Azione, Spirito dei Luoghi, per proseguire poi nell’analisi – tramite Sonni-Le belle addormentate-Centro e ali e Senti – su Un-certo-tipo-di-spettacolo, ossia sul processo creativo di relazioni reali spesso collegate alla dimensione del “non fare”, azioni non predefinite ma attive e ricettive allo stesso tempo, vere possibilità di attraversamento e assorbimento del Luogo, che si fa sintesi tra gli elementi interni ed esterni alla scena cercando un oltre. Segue poi, la ‘travagliata’ genesi dello spettacolo di Quel che ho visto e udito, ricostruendo sia il bachmanniano ‘appuntamento mancato’ del laboratorio fiorentino presso il Teatro della Pergola, che l’esperienza romana dell’Aula Columbus descritta mediante un diario giornaliero. L’esegesi si conclude con note relative a Lingua stellare e Shō. La bellezza finale e alla tensione crisafulliana verso lo spettacolo globale dove la Luce è un Essere alla continua ricerca di una sempre maggiore autonomia espressiva e di linguaggio, vera energia nutriente il corpo scenico.

L'AUTORE