il tragico quotidiano
Jean Anouilh, mito e teatro a Parigi fra le due guerre
Eva Marinai
con un contributo di Carlo Titomanlio
Il volume si sviluppa lungo due direzioni che si intersecano. Da un lato le trasformazioni del tragico nell’età contemporanea, e in particolare nella Parigi del primo Novecento, in cui il mito greco rivive nelle forme di una nuova scrittura drammaturgica (stagione aperta e chiusa dal debutto in teatro di due riscritture di Antigone: di Jean Cocteau nel 1922 e di Jean Anouilh nel 1944); dall’altro le pièces noires composte da Anouilh nell’entre-deux-guerres e negli anni dell’occupazione tedesca, in cui gli archetipi sono calati nella realtà quotidiana, tra mediocrità, vizi e corruzione morale.
L’opera di Anouilh è qui indagata non solo sul piano drammaturgico e filologico, ma in relazione al contesto francese dell’epoca, al suo pubblico, ai suoi luoghi per lo spettacolo (cui è dedicato il capitolo firmato da Carlo Titomanlio). L’attenzione è rivolta soprattutto alla dimensione scenica e attoriale, raccontando i drammi anche attraverso le intuizioni che provengono da ...
tEATRo la fenice
Esperienze di governance
Giorgio Brunetti
prefazione di Cristiano Chiarot
Da veneziano, amante della sua città e del teatro lirico, ho avuto il previlegio di svolgere un’attività di servizio per il Teatro La Fenice. Sono entrato in Consiglio di Amministrazione della fondazione in due periodi non consecutivi. Il primo, alla fine degli anni Novanta, quando avvenne la trasformazione degli enti lirici in fondazioni e, l’altro, dieci anni dopo, negli anni Duemila, dal dieci al quindici, quando si trattava di rilanciare il “teatro con i conti in ordine”.
Queste esperienze, che mi hanno coinvolto per tanto tempo, ho pensato che fosse utile raccoglierle in uno scritto per far conoscere il “processo gestionale” che sta a fondamento di un teatro lirico. Una realtà organizzativa complessa, dove il lavoro è predominante e riguarda varie categorie professionali: dagli orchestrali ai coristi e ai cantanti per non parlare dei tecnici.
I libro si articola in tre parti che nei titoli richiamano una pièce teatrale. ...
La Stanza di Eleonora Duse è uno spazio permanentemente dedicato alla memoria della grande attrice italiana di cui l’Istituto per il Teatro e il Melodramma della Fondazione Giorgio Cini conserva l’archivio documentale.
Ispirata al modello delle case museo, la Stanza nasce nel 2011 con l’intento di far conoscere la straordinaria storia di Eleonora Duse e del suo teatro. Stanza della conservazione che diventa luogo vivo e visitabile, all’interno del quale, secondo un’idea di “archivio aperto”, promuovere esposizioni tematiche e iniziative culturali sempre nuove e diverse.
Oggi, a dieci anni di distanza, l’Istituto vuole festeggiare la storia di questo luogo promuovendo una temporanea sul rapporto tra Eleonora Duse e la città di Venezia e ricordando le attività che nel tempo sono state promosse nel contesto di questa Stanza.
Poesie di facili costumi
(vent’anni dopo)
Pilade Cantini
Giacomo Caramelli
Con una non-introduzione di Fulvio Abbate.
fotografie di Veronica Bagni
Pilade Cantini e Giacomo Caramelli sono nati a San Miniato nei primi anni ’70. Dopo aver dato voce ai Rossi pe’ Forza e agli Inti-Illipiedi, gruppi musicali di situazione, nel 2002 hanno pubblicato per Titivillus la raccolta Poesie di facili costumi. Negli ultimi vent’anni hanno continuato a scrivere poesie e a digerire con lentezza. Questo è il risultato. Poesie di facili costumi (quarant’anni dopo) uscirà per Titivillus nel dicembre 2042.
Fiamma e Lorella, due amiche cinquantenni che non si vedono da tempo, si ritrovano in videochat. I saluti di rito, qualche chiacchiera, finché Lorella annuncia a sorpresa: mi sono sposata. La cosa sarebbe già straordinaria per sé, vista la sua proverbiale sfortuna con gli uomini. Ma diventa ancora più incredibile quando lei rivela che il nuovo marito ha… non proprio un difetto, una particolarità: è invisibile. Fiamma teme che l’isolamento abbia prodotto danni irreparabili nella mente dell’amica. Si propone di aiutarla, ma non ha fatto i conti con la fatale, sconcertante, attrazione di noi tutti per l’invisibilità.
Tutto è bene quel che finisce
Tre capitoli per una buona morte
Roberto Scappin, Paola Vannoni
a cura di Graziano Graziani
con i contributi di Laura Gemini, Graziano Graziani e Andrea Porcheddu
Esiste una buona morte? Per poter esistere dovrebbe, innanzitutto, essere pronunciabile. E invece non c’è tabù più grande per un paese come l’Italia, che forse sta vivendo una crisi delle sue radici cattoliche ma non ha ancora messo in crisi il vocabolario che appartiene a quelle radici. Così, in una cultura secolarizzata ma che continua a usare vecchie parole, la morte è un tabù. Un rimosso. Con questi “tre capitoli per una buona morte”, la compagnia Quotidianacom dà vita a una drammaturgia che cerca di fare i conti con questa rimozione, allestendo un teatro comico e tragico allo stesso tempo, che indaga sul rimosso attraverso la crepa di senso che si apre tra le parole. E questo già a partire dal titolo dal sapore shakespeariano che designa la trilogia: Tutto è bene quel che finisce. Mancherebbe un avverbio per chiudere la commedia – “Tutto è bene quel che finisce ...
Incontri di teatro in tempo di Covid
Le interviste di utopia
Marco Renzi, Maurizio Stammati
con la collaborazione di Mario Fracassi, Eugenio Incarnati e Roberto Sala
Dal mese di ottobre 2020 a quello di maggio 2021, il teatro italiano ha conosciuto uno dei momenti più neri della sua storia, con il blocco totale di qualsiasi attività. Centinaia di imprese, piccole e grandi, hanno dovuto fronteggiare un nemico di cui non avevano neppure ipotizzato l’esistenza. Migliaia di lavoratori dello spettacolo si sono trovati senza lavoro e questo non ha determinato solo una difficoltà di ordine economico, ma anche di tipo psicologico. In questo tempo anomalo e sospeso, UTOPIA, Associazione Italiana Teatro per Ragazzi, ha lanciato un suo giornale online attraverso il sito www.utopiateatroragazzi.it. Attraverso questo spazio sono state pubblicate una serie di interviste che hanno coinvolto persone provenienti da ambiti anche molto diversi tra loro: teatro ragazzi, comico, contemporaneo, danza, circuiti, musica ecc.
A distanza di tempo questi contributi ci restituiscono una fotografia di quel momento davvero impressionante. Quello che ne viene fuori è un ...
Matrimonio d'interesse
Federico García Lorca
traduzione e adattamento di Gennaro Vitiello
a cura di Paolo Puppa
con i contributi di Piero Dal Bon e Patrizio Rigobon
Dopo La magia della farfalla, tratto da El maleficio de la mariposa, allestito da Gennaro Vitiello nel 1966, ecco questo Matrimonio d’interesse, ricavato dalla farsa per burattini Tragicomedia de don Cristóbal y la señá Rosita: Títeres de Cachiporra, e inaugurato nel 1968. Il grande estro di Gennaro che traduce e inscena simili copioni sembra attratto in modo particolare dal genio di Lorca, meno circolante in Italia come drammaturgo che come poeta. E viceversa il regista di Torre del Greco viene risucchiato dalle favole più che dai drammi alti dello scrittore andaluso, alla ricerca di registri misti, lirici e buffoneschi. La partitura curata da me teatrologo e performer coi contributi di due amici, il catalanista Patrizio Rigobon, e il critico comparatista Piero Dal Bon, rientra nel progetto di pubblicare una serie nutrita di queste traduzioni da più lingue per messinscene che furono eventi nella ribalta partenopea e nazionale degli anni ...
IL TEATRO PARTECIPATIVO. PARADIGMI ED ESPERIENZE
Focus su Roger Bernat_FFF e Rimini Protokoll
Carmen Pedullà
postfazione di Roberto Fratini Serafide
TEATRO
Anatomia comparata. Io lavoro per la morte. Elettra, biografia di una persona comune
Nicola Russo
con la prefazione di Gianfranco Capitta
I testi di Nicola Russo entrano in un libro dopo aver già preso corpo sulla scena. E non sarà un caso, per la storia stessa dell’autore, che è arrivato alla scrittura dopo aver frequentato a lungo il palcoscenico. È il motivo per cui questi tre testi raccontano e segnano i momenti di un’esperienza che lui ha condotto in prima persona, […] l’attore si è fatto autore, cominciando una sorta di circumnavigazione attorno all’umano, nel senso della persona che nei suoi rapporti e nei suoi riflessi si proietta verso l’altro da sé. Non si può dire se quel percorso fosse già stato programmato fin dall’inizio, ma appare piuttosto evidente ora che si è compiuto. E questi tre testi lo testimoniano. […] L’elemento sorprendente della scrittura è come questi dialoghi interiori siano in ogni momento semplici e comprensibili al vissuto di ogni spettatore, con una capacità di penetrazione che fa delle ...
Memorabilia
Teatro L’Uovo, metamorfosi di un impegno artistico, sociale e civile
Antonio Massena
presentazione di Lucio Argano
editor Chiara Spaziani
“Questo racconto, oltre a voler essere la memoria di un progetto culturale e artistico che ha attraversato trentasette anni, è anche l’intreccio di più storie e momenti di una città che, dal 1978 a oggi, ha vissuto profondi e radicali mutamenti sociali, culturali e industriali. Storie di persone, di luoghi, di attività e realtà che hanno modificato il volto e il tessuto umano dell’Aquila. È la testimonianza della vita e dell’amore profusi per un’impresa che è giusto rimanga indelebile nel tempo, una testimonianza scevra da ideologismi. Ed è la storia di persone che, con esperienze diverse ma formazione culturale, sociale e politica sortita dalle stesse radici, hanno saputo creare dal nulla un progetto che nel corso degli anni è diventato un punto di riferimento nazionale e non solo: il Teatro L’Uovo”. (Antonio Massena)
Michela ha un po’ più di otto anni, una sorella che sta per dare la maturità e genitori preoccupati e disorientati dal suo problema: da quasi tre anni ha smesso di parlare. Una sera al circo le scappa uno strillo, reazione istintiva allo sberleffo di un clown. Qualche giorno dopo il babbo le regala un pupazzo a grandezza naturale raffigurante un pagliaccio, a cui viene dato il nome di Ernesto (come il clown del circo). Quel pupazzo di pezza con gli occhi di vetro sembra avere qualcosa di magico: parla con Michela? Scruta nell’anima dei familiari? O è solo lo specchio delle coscienze di chi gli sta davanti? Una piccola favola “per grandi” (giocosa, ma troppo seria per essere da bambini) sulle difficoltà del fare i genitori e più in generale sui rapporti interpersonali, raccontata come testimonianza dei protagonisti.
Quel che ho visto e udito
Note sul teatro di Fabrizio Crisafulli fra luce e parola
Benedetta Mazzelli
premessa di Alberto Nannicini
scritti di Fabrizio Crisafulli e Renzo Guardenti
redazione a cura di Elisa Martini
Partendo dall’esperienza laboratoriale del progetto «Luce e Parola», basato su una drammaturgia elaborata da testi della scrittrice Ingeborg Bachmann, il volume riflette sull’importanza dell’elemento Luce che, relazionandosi con Spazio, Movimento, Corpo, diviene generatore simbolico al servizio del processo conoscitivo che caratterizza la creazione teatrale di Fabrizio Crisafulli. Prendendo avvio dal Teatro dei Luoghi, dove il Luogo – non solo fisico ma anche ambito di relazioni – recupera, mediante la Luce, una propria memoria; lo studio si sofferma su esperienze come Città delle Ombre, Il Risveglio Ufficiale del Canarino, Campo d’Azione, Spirito dei Luoghi, per proseguire poi nell’analisi – tramite Sonni-Le belle addormentate-Centro e ali e Senti – su Un-certo-tipo-di-spettacolo, ossia sul processo creativo di relazioni reali spesso collegate alla dimensione del “non fare”, azioni non predefinite ma attive e ricettive allo stesso tempo, vere possibilità di attraversamento e assorbimento del Luogo, che si fa sintesi tra gli elementi interni ...
L’ATTORE NELLA CASA DI CRISTALLO
Teatro ai tempi della Grande Epidemia
Marco Baliani
Velia Papa
Il mio Parsifal
Inveramento di un Mito.
Guida all'opera cinematografica
Marco Filiberti
fotografie di Francesca Cassaro
note a cura di Pietro Mercogliano
Prima di essere una sceneggiatura, un’opera cinematografica, un progetto editoriale o qualunque altra possibile declinazione, Parsifal è una condizione. La più implacabile, terribile e luminosa delle condizioni possibili, la più estrema, quella che può sopraggiungere solo dopo essersi inoltrati nella più oscura foresta di rovi e aver reso l’onore delle armi alla propria disfatta.
Quest’opera monumentale e necessariamente poetica si configura, in ogni sua componente e accezione, come mappa misterica, al contempo personale e universale, di un’arte escatologica, sacra, totale e pura, come un tracciato iniziatico estirpabile dalla nostra abnegazione – il mito di ogni Queste, la Santa Cerca – e diretto alle sorgenti della Verità depositata nei grandi lasciti spirituali della storia umana.
Questo Parsifal, tracimante di un’esperienza gnostico-esistenziale liminale al soprasensibile e alimentato dalla forza di un eros risacralizzato, delegittima ogni dualità conflittuale per lambire l’Uno platonico passando attraverso l’apoteosi della triade androgina, cellula vivificatrice ...
I Cenci
Tragedia in quattro atti e dieci quadri dopo Shelley e Stendhal
Antonin Artaud
traduzione e adattamento di Gennaro Vitiello
introduzione di Rino Mele
Può capitare che certi autori si affannino a dare colpi allo strumento linguistico ormai messo in crisi da Tardieu, Ionesco, Beckett, ma si verifica anche che alcuni autori – fra questi quelli scelti per il nostro spettacolo – tentino il recupero della funzione del mezzo linguistico. Ogni ponte fra parola e cosa è crollato. La lingua in quanto rappresentazione della realtà è ormai un congegno matto. Tuttavia il riconoscimento della realtà rimane lo scopo dello scrivere. Ma come potrà effettuarsi? La lingua, che ha fin qui istituito rapporti di rappresentazione con la realtà ponendosi nei confronti di questa in posizione frontale, di specchio in cui essa direttamente si rifletteva, dovrà cambiare punto di vista. E cioè o trasferirsi nel cuore della realtà, trasformandosi da specchio riflettente in accurato registratore dei processi, anche più irrazionali del trasformarsi del reale; oppure, continuando a rimanere all’esterno della realtà, porre tra se stesse ...
Mauerspringer
Forme di espressione artistica e di partecipazione nel teatro di strada / Forms of artistic expression and participation in street theatre
a cura di /edited by Cristina Valenti
scritti di / texts by Thomas Behrend, Sonia Bombardieri, Bruno Cadillon, Raúl Cancelo, Hervée de Lafond, Jean-Pierre Estournet, Alberto Grilli, Tanja Horstmann, Maëlle Koenig, Jacques Livchine, Danièle Marty Peskine, Ivana Milenović Popović, Dijana Milošević, Gabriel Ocina, Carmen Pedullà, Siegmar Schröder, Cristina Valenti, Federica Zanetti, Krzysztof Żwirblis
fotografie di / photographs by Jean-Pierre Estournet
film-documentario di / documentary by Andrea Pedna
traduzioni di / translations by Tanja Horstmann, Kevin Hely
Il progetto di cooperazione europea Mauerspringer. Nuove forme di espressione artistica e di partecipazione nel teatro di strada è iniziato nel luglio 2018 e si è concluso alla fine di aprile 2020. Mauerspringer significa saltatori di muri, come era chiamato chi scavalcava il muro di Berlino. A partire da questo riferimento, il progetto ha proposto il teatro di strada come forma di incontro fra artisti e spettatori differenti per età, culture e paesi di provenienza, con l’obiettivo di superare i “muri” attraverso l’arte, sviluppare nuovi linguaggi teatrali e promuovere la partecipazione attiva del pubblico, coinvolgendo in particolare i soggetti più fragili, gli stranieri e i migranti. Mauerspringer si è sviluppato attraverso una serie di attività che hanno coinvolto i sei partner europei (Teatro Due Mondi, Italia; Hortzmuga Teatroa, Spagna; Theaterlabor Bielefeld, Germania; Compagnie du Hasard, Francia; Théâtre de l’Unité, Francia; Dah Teatar, Serbia), con la creazione di spettacoli di strada, laboratori ...
Teatro del Pratello
Venti anni tra carcere e società. Testi processi spettacoli
a cura di Massimo Marino
prefazione di Antonio Pappalardo
introduzione di Gianni Sofri
Teatro del Pratello. Paolo Billi lavora in carcere dal 1999, prima con l’Associazione Bloom – culture teatri, poi con il Teatro del Pratello. Ha iniziato all’Istituto Penale Minorile di Bologna; poi ha portato le sue invenzioni nell’Area Penale Esterna Bolognese e verso le scuole e la cittadinanza; quindi nella Casa Circondariale della Dozza; più di recente a Pontremoli, a Reggio Emilia, a Firenze. Ha fondato, con altre compagnie, il Coordinamento Teatro Carcere Emilia Romagna. Ma soprattutto ha cercato di far entrare adolescenti, insegnanti, operatori, spettatori nei luoghi di reclusione, in contatto con ragazzi e persone affidate alla giustizia: la società civile che permette di rompere l’isolamento dei luoghi di pena, perché sia chiaro che i processi di trasformazione che vi si svolgono, quelli artistici come il teatro e quelli della normale amministrazione, sono patrimonio della collettività. Il carcere non può essere solo la pattumiera della società: il carcere siamo ...
SCENE CHE NON SONO LA MIA
Storia e storie di violenza nel teatro tra due millenni
Paolo Puppa