Michela ha un po’ più di otto anni, una sorella che sta per dare la maturità e genitori preoccupati e disorientati dal suo problema: da quasi tre anni ha smesso di parlare. Una sera al circo le scappa uno strillo, reazione istintiva allo sberleffo di un clown. Qualche giorno dopo il babbo le regala un pupazzo a grandezza naturale raffigurante un pagliaccio, a cui viene dato il nome di Ernesto (come il clown del circo). Quel pupazzo di pezza con gli occhi di vetro sembra avere qualcosa di magico: parla con Michela? Scruta nell’anima dei familiari? O è solo lo specchio delle coscienze di chi gli sta davanti? Una piccola favola “per grandi” (giocosa, ma troppo seria per essere da bambini) sulle difficoltà del fare i genitori e più in generale sui rapporti interpersonali, raccontata come testimonianza dei protagonisti.
Quel che ho visto e udito
Note sul teatro di Fabrizio Crisafulli fra luce e parola
Benedetta Mazzelli
premessa di Alberto Nannicini
scritti di Fabrizio Crisafulli e Renzo Guardenti
redazione a cura di Elisa Martini
Partendo dall’esperienza laboratoriale del progetto «Luce e Parola», basato su una drammaturgia elaborata da testi della scrittrice Ingeborg Bachmann, il volume riflette sull’importanza dell’elemento Luce che, relazionandosi con Spazio, Movimento, Corpo, diviene generatore simbolico al servizio del processo conoscitivo che caratterizza la creazione teatrale di Fabrizio Crisafulli. Prendendo avvio dal Teatro dei Luoghi, dove il Luogo – non solo fisico ma anche ambito di relazioni – recupera, mediante la Luce, una propria memoria; lo studio si sofferma su esperienze come Città delle Ombre, Il Risveglio Ufficiale del Canarino, Campo d’Azione, Spirito dei Luoghi, per proseguire poi nell’analisi – tramite Sonni-Le belle addormentate-Centro e ali e Senti – su Un-certo-tipo-di-spettacolo, ossia sul processo creativo di relazioni reali spesso collegate alla dimensione del “non fare”, azioni non predefinite ma attive e ricettive allo stesso tempo, vere possibilità di attraversamento e assorbimento del Luogo, che si fa sintesi tra gli elementi interni ...
L’ATTORE NELLA CASA DI CRISTALLO
Teatro ai tempi della Grande Epidemia
Marco Baliani
Velia Papa
Il mio Parsifal
Inveramento di un Mito.
Guida all'opera cinematografica
Marco Filiberti
fotografie di Francesca Cassaro
note a cura di Pietro Mercogliano
Prima di essere una sceneggiatura, un’opera cinematografica, un progetto editoriale o qualunque altra possibile declinazione, Parsifal è una condizione. La più implacabile, terribile e luminosa delle condizioni possibili, la più estrema, quella che può sopraggiungere solo dopo essersi inoltrati nella più oscura foresta di rovi e aver reso l’onore delle armi alla propria disfatta.
Quest’opera monumentale e necessariamente poetica si configura, in ogni sua componente e accezione, come mappa misterica, al contempo personale e universale, di un’arte escatologica, sacra, totale e pura, come un tracciato iniziatico estirpabile dalla nostra abnegazione – il mito di ogni Queste, la Santa Cerca – e diretto alle sorgenti della Verità depositata nei grandi lasciti spirituali della storia umana.
Questo Parsifal, tracimante di un’esperienza gnostico-esistenziale liminale al soprasensibile e alimentato dalla forza di un eros risacralizzato, delegittima ogni dualità conflittuale per lambire l’Uno platonico passando attraverso l’apoteosi della triade androgina, cellula vivificatrice ...
I Cenci
Tragedia in quattro atti e dieci quadri dopo Shelley e Stendhal
Antonin Artaud
traduzione e adattamento di Gennaro Vitiello
introduzione di Rino Mele
Può capitare che certi autori si affannino a dare colpi allo strumento linguistico ormai messo in crisi da Tardieu, Ionesco, Beckett, ma si verifica anche che alcuni autori – fra questi quelli scelti per il nostro spettacolo – tentino il recupero della funzione del mezzo linguistico. Ogni ponte fra parola e cosa è crollato. La lingua in quanto rappresentazione della realtà è ormai un congegno matto. Tuttavia il riconoscimento della realtà rimane lo scopo dello scrivere. Ma come potrà effettuarsi? La lingua, che ha fin qui istituito rapporti di rappresentazione con la realtà ponendosi nei confronti di questa in posizione frontale, di specchio in cui essa direttamente si rifletteva, dovrà cambiare punto di vista. E cioè o trasferirsi nel cuore della realtà, trasformandosi da specchio riflettente in accurato registratore dei processi, anche più irrazionali del trasformarsi del reale; oppure, continuando a rimanere all’esterno della realtà, porre tra se stesse ...
Mauerspringer
Forme di espressione artistica e di partecipazione nel teatro di strada / Forms of artistic expression and participation in street theatre
a cura di /edited by Cristina Valenti
scritti di / texts by Thomas Behrend, Sonia Bombardieri, Bruno Cadillon, Raúl Cancelo, Hervée de Lafond, Jean-Pierre Estournet, Alberto Grilli, Tanja Horstmann, Maëlle Koenig, Jacques Livchine, Danièle Marty Peskine, Ivana Milenović Popović, Dijana Milošević, Gabriel Ocina, Carmen Pedullà, Siegmar Schröder, Cristina Valenti, Federica Zanetti, Krzysztof Żwirblis
fotografie di / photographs by Jean-Pierre Estournet
film-documentario di / documentary by Andrea Pedna
traduzioni di / translations by Tanja Horstmann, Kevin Hely
Il progetto di cooperazione europea Mauerspringer. Nuove forme di espressione artistica e di partecipazione nel teatro di strada è iniziato nel luglio 2018 e si è concluso alla fine di aprile 2020. Mauerspringer significa saltatori di muri, come era chiamato chi scavalcava il muro di Berlino. A partire da questo riferimento, il progetto ha proposto il teatro di strada come forma di incontro fra artisti e spettatori differenti per età, culture e paesi di provenienza, con l’obiettivo di superare i “muri” attraverso l’arte, sviluppare nuovi linguaggi teatrali e promuovere la partecipazione attiva del pubblico, coinvolgendo in particolare i soggetti più fragili, gli stranieri e i migranti. Mauerspringer si è sviluppato attraverso una serie di attività che hanno coinvolto i sei partner europei (Teatro Due Mondi, Italia; Hortzmuga Teatroa, Spagna; Theaterlabor Bielefeld, Germania; Compagnie du Hasard, Francia; Théâtre de l’Unité, Francia; Dah Teatar, Serbia), con la creazione di spettacoli di strada, laboratori ...
Teatro del Pratello
Venti anni tra carcere e società. Testi processi spettacoli
a cura di Massimo Marino
prefazione di Antonio Pappalardo
introduzione di Gianni Sofri
Teatro del Pratello. Paolo Billi lavora in carcere dal 1999, prima con l’Associazione Bloom – culture teatri, poi con il Teatro del Pratello. Ha iniziato all’Istituto Penale Minorile di Bologna; poi ha portato le sue invenzioni nell’Area Penale Esterna Bolognese e verso le scuole e la cittadinanza; quindi nella Casa Circondariale della Dozza; più di recente a Pontremoli, a Reggio Emilia, a Firenze. Ha fondato, con altre compagnie, il Coordinamento Teatro Carcere Emilia Romagna. Ma soprattutto ha cercato di far entrare adolescenti, insegnanti, operatori, spettatori nei luoghi di reclusione, in contatto con ragazzi e persone affidate alla giustizia: la società civile che permette di rompere l’isolamento dei luoghi di pena, perché sia chiaro che i processi di trasformazione che vi si svolgono, quelli artistici come il teatro e quelli della normale amministrazione, sono patrimonio della collettività. Il carcere non può essere solo la pattumiera della società: il carcere siamo ...
SCENE CHE NON SONO LA MIA
Storia e storie di violenza nel teatro tra due millenni
Paolo Puppa