I due Gentiluomini

Un laboratorio a Verona

Andrea Porcheddu

ottobre 2016

fotografie di Nicoletta Ferrari e Futura Tittaferrante

133

L X H: 14,5 x 20,5; CONFEZIONE rilegato in brossura; COPERTINA carta usomano con risvolti, colori; INTERNO illustrato, CMYK; 2016, pp. 136

Euro 14.00

ISBN: 978-88-7218-418-9
Questa è una storia che si potrebbe raccontare in quattro righe. Basterebbero poche parole: al Teatro Laboratorio di Verona, in occasione delle celebrazioni shakespeariane, si è tenuto un laboratorio dedicato a I due Gentiluomini di Verona, condotto dal regista Pierpaolo Sepe. L’esito è stato molto interessante. Ecco: detto, finito. Non ci voleva molto, no? Quattro righe. Però, a leggerla bene, questa breve frase svela tanti mondi, tante storie possibili… (Andrea Porcheddu)
Cerco proposta, pienezza, convinzione, determinazione. Soprattutto il fiorire di una poetica. L’impormi una visione delle cose, una angolazione. A mio modo di vedere è questo il lavoro dell’attore, di colui che, non mediato, racconta agli spettatori uno spettacolo. Non può raccontare le storie di altri, se non le sue (…) Per me Shakespeare è un dito puntato continuamente contro la banalità, contro i falsi, contro i bluff, contro le penne spuntate che ogni tanto fioriscono qua e là. È un esercizio continuo di conoscenza dell’Uomo, un’indagine perennemente rinnovata. È parte fondante del senso del nostro mestiere: la sua opera è un complesso manuale del bravo regista e leggerla, di tanto in tanto, è un modo per trovare sempre ricchezza e ringiovanimento. È il teatro. Ma il problema è: cosa è il nostro teatro per Shakespeare? Come può essere risolto in questo contesto? (Pierpaolo Sepe)
Per quel che ci riguarda, facevamo teatro già dal 1966. Ecco, la parola Laboratorio ci ha sempre accompagnato: è l’officina dove sono presenti assieme l’artigianato e la cura del particolare, la passione e il rigore. Idee e artigianato (…) Da allora, posso dire, non è cambiato niente: stessa passione, sincerità, amore. Fai teatro per un atto d’amore. E non è facile: ci sono sempre problemi, rinunce, sacrifici. Ma vogliamo qualcosa che sia gratificante per gli allievi, per noi, per la città. E speriamo di aver seminato, di aver dato qualcosa a chi frequenta i laboratori, a chi assiste. Ci piacciono i progetti. E i laboratori. Per questo facciamo teatro. (Giovanna Caserta)
L'AUTORE