Takku Ligey: un cortile nella savana

Il teatro di Mandiaye N’Diaye

Linda Pasina

giugno 2011

postfazione di Marco Martinelli

ALTRE VISIONI – MOVIMENTI
Collana diretta da Stefano Casi, Cristina Valenti e Franco Vazzoler

91

L X H: 14,5 x 20,5; CONFEZIONE rilegato in brossura; COPERTINA carta usomano con risvolti, colori; INTERNO illustrato, CMYK; 2011, pp. 136

Euro 15.00

ISBN: 978-88-7218-319-9

Quando arriva in Italia, nel settembre del 1988, Mandiaye N’Diaye trova ad attenderlo una realtà diversa da quella per la quale aveva lasciato il Senegal. Mandiaye non si rassegna a essere un lavoratore ambulante della riviera romagnola e, quando incontra Marco Martinelli del Teatro delle Albe, si inventa un passato da teatrante. Siamo nel 1989: il Teatro delle Albe cerca attori senegalesi per lo spettacolo “Ruh. Romagna più Africa uguale”, e Mandiaye vuole un lavoro diverso. È l’inizio del “meticciato teatrale” delle Albe, un viaggio fra Romagna e Senegal alla ricerca di suggestioni sceniche che svelino l’universalità del teatro. Da “Lunga vita all’albero” (1990) a “Sogno di una notte di mezza estate” (2002), passando per “Nessuno può coprire l’ombra” (1991) e “I Polacchi” (1998), la collaborazione col Teatro delle Albe rivela Mandiaye attore e gli fa maturare l’idea che l’arte teatrale sia strettamente connessa con la religione animista dei suoi antenati. Per Mandiaye diventa necessario approfondire questo legame magico e investire sulla rinascita del suo villaggio in Senegal dove, nel 2006, fonda il Takku Ligey Théâtre. La storia ricomincia: ora è Mandiaye che cerca di propagare il germe del teatro, formando giovani attori e facendo conoscere Diol Kadd nel mondo attraverso il teatro. Essere contagiati e contagiare, questo è l’insegnamento appreso in Italia. Il testo ripercorre la storia teatrale di Mandiaye N’Diaye attraverso la narrazione diretta dell’attore, partendo dalle prime suggestioni della sua cultura di origine sino a giungere alle ultime prove da regista con la compagnia senegalese.

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