Mare, marmo, memoria

Chiacchierata con un’attrice

Elisabetta Salvatori

luglio 2008

a cura di Tommaso Chimenti
fotografie di Francesca Pagliai

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L X H: 14,5 x 20,5; CONFEZIONE rilegato in brossura; COPERTINA carta patinata plastificata con risvolti, colori; INTERNO illustrato, B/N; 2008, pp. 200

ISBN: 978-88-7218-229-1

La chiamano fatina. La chiamano angelo. Ha una veste bianca che le cade lungo il corpo. È scalza. Con passi leggeri. Non fa rumore. La voce flebile che fa attrito col dialetto aspro. Siede su una sediola con il fondo di paglia sbucciato. Ha i capelli che le scendono giù. Dalle spalle la avvolgono fino alla vita. Come uno scudo o due ante di una credenza segreta. Aspetta paziente che la musica la culli, la trasporti. Nella sua piccolezza regala un immenso senso di protezione. Nel vederla si ha ancora la sensazione che sia rimasto qualcosa di buono in questo mondo che dipingono cupo e nero e atroce e terribile. Accolti. Finalmente in una bolla di sapone che si crea, sottile e fragile e intangibile e per questo indissolubile, tra platea e cantastorie in un unico corteo, per mano, a bocca aperta. Andare. Incamminarsi mano nella mano per una strada sconosciuta, quella che fa tornare bambini ascoltando l’istinto, prestando attenzione a quello che si muove nella pancia, giù nel profondo. Che la fata comincia e vedere il mare è ancora più facile. Che perdersi sarà ritrovarsi migliori.

L'AUTORE